Omnia vincit amor et nos cedamus amori
(Virgilio, Bucoliche, X,69)
Con la parola amore si può intendere un’amplissima gamma di sentimenti ed emozioni, che comprende, fra le altre, una forma più generale e “stabile” di affetto ma anche un forte impulso che si esprime in attrazione subitanea e istintiva e in una vera e propria devozione verso l’altro, una dedizione appassionata tra persone: tutte sfumature che i Greci variamente erano riusciti a connotare, grazie alle innumerevoli possibilità offerte dalla loro lingua, distinguendo in eros (trasporto, passione che coinvolge la totalità della persona), hìmeros (desiderio, brama), storgè (amore tenero, affetto parentale-familiare), filìa (amicizia, benevolenza, amore reciproco), agàpe (altruismo, amore fraterno, carità); e che i moderni hanno ulteriormente caratterizzato (basti pensare alle infinite “tonalità” dell’amore romantico), anche attraverso l’uso di aggettivi (per esempio amore casto, biblico, platonico, sensuale, tormentato), rendendo palese quanto il tema dell’amore ricorra ampiamente nella storia della filosofia occidentale, oggetto di volta in volta di teorie psicologiche e sociologiche, di speculazioni teologiche e metafisiche, di riflessioni etiche.
Una tale ampiezza di usi e significati del termine e la complessità dei sentimenti che coinvolgono i soggetti amanti possono rendere particolarmente difficoltoso definire in modo univoco l’amore rispetto ad altri stati emotivi, tanto più se l’indagine storica e antropologica si rivolge anche a tradizioni non occidentali. Come nel caso di questa nuova edizione di RomArché. Parla l’archeologia (26-28 maggio, Parco Regionale dell’Appia antica, Ex Cartiera Latina) che, nel proporre una riflessione sul tema Amor, non pretende una trattazione esaustiva – d’altra parte pressoché impossibile – ma coglie lo spunto per provare a decifrarne i valori, per mettere in luce vicinanze e differenze tra mondi (e tempi) distanti tra loro.
E in effetti benché l’amore sia, al di là di ogni retorica, un tema universale, un fatto intrinsecamente umano, parlarne oggi significa incappare in molti equivoci e in non poche difficoltà di carattere comunicativo. Non c’è, in effetti, alcuna possibilità di affidarsi a un linguaggio comune quando si parla di “amore”, non c’è alcuna probabilità di dare alla parola lo stesso significato, di trovarsi sul medesimo terreno comunicativo, se si tenta una seria analisi, trasversale nel tempo e nello spazio. Continua a leggere...