Amor
Solo la certezza dell’universalità del tema. E porre l’amore al centro di un’indagine è evidentemente rischioso, consideratane la vastità dell’estensione semantica ma soprattutto la pluralità di forme ed espressioni lungo l’intera vicenda umana. I rischi sono innumerevoli e vanno dalla banalizzazione del tema – spesso abusato – alla superficialità dell’approccio nella ricerca, all’incompletezza dello studio.
Pertanto, pur nella consapevolezza di una impossibile esaustività, vale qui la pena di sottolineare che, poiché l’amore, benché fortemente connotato dall’esperienza soggettiva, contempla anche un importante aspetto naturale e sociale, è necessario compiere un lavoro di “mediazione” e tenere conto di alcune linee di sviluppo che comprendano sia il lato “soggettivo del sentimento” (l’esperienza), sia la sua dimensione “antropologica” e “biologica”.
Nella parentesi amorosa che tutti coinvolge nel quotidiano e che al contempo il mondo intero abbraccia tra giochi di forze creatrici e distruttrici, l’evidenza, qui interessante, è la condivisione – pur nelle infinite diversità in cui si manifesta, viene concepita e può essere interpretata – di una esperienza comune.
Percorrere questi “modi di amare”, appartenenti a culture diverse e lontane nello spazio e nel tempo, è sembrato un modo, bello ed efficace, per comunicare correttamente vicinanze – e lontananze – tra passato, presente e futuro e per facilitare le comprensione e la conoscenza delle culture partendo proprio da temi solo in apparenza universalmente noti.
Romarché 8 presenta dunque l’amore come chiave di accesso alla conoscenza del passato o come la prospettiva stessa da cui ogni cultura si è guardata e ha guardato il mondo nel tentativo di superarne il limite mortale.
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