L’attivazione di strategie culturali come risorse distintive per il territorio. L’esperienza partecipata dello scavo della Terramara di Pilastri

Lara Dal Fiume
Rita Guerzoni
Simone Bergamini
Giulia Osti
Margherita Pirani
Ricercatori indipendenti

 

Introduzione

 

La sfida tutt’oggi messa in campo e che sarà in grado di conferire nuove e innovative competenze alle istituzioni museali è quella che vede per i musei la capacità di differenziarsi, creando nuove dinamiche organizzative e sviluppando parallelamente nuove forme di dialogo tra tutela e valorizzazione. Ciò potrà avvenire grazie all’attuazione di strategie culturali e di comunicazione in grado di creare una rete tra il museo e il territorio.
Iniziativa meritevole di attenzione nel panorama italiano è il progetto dello scavo della Terramara di Pilastri di Bondeno (Fe), un sito dell’età del Bronzo tra i più importanti della provincia. In questo intervento si vuole portare lo sguardo sull’esperienza della Terramara di Pilastri che, focalizzando l’attenzione in termini di capacity development, in un certo senso può definirsi “museo” in quanto ha creato, e continua a generare, conoscenza e consapevolezza nella comunità del territorio in cui si trova, nonché opportunità di sviluppo economico.

 

La Terramara di Pilastri: genesi del progetto e strategie per riscoperta del territorio

 

A causa del terremoto che il 20 maggio del 2012 colpì l’Emilia, la vecchia scuola elementare di Pilastri, frazione del Comune di Bondeno (Fe), subì danni irreparabili, tanto da renderne inevitabile la demolizione. Tuttavia, già nel dicembre dello stesso anno, grazie a un veloce stanziamento di fondi regionali, l’amministrazione locale promise la realizzazione di una nuova scuola antisismica per il paese. L’area scelta per ospitare l’edificio si trovava nei pressi di una zona sottoposta a vincolo archeologico, denominato Fondo “I Verri”, dove era stato individuato nel 1979 un sito ascrivibile alla cosiddetta “civiltà delle terramare” e databile all’età del Bronzo medio-recente, il quale era stato oggetto di indagini archeologiche estensive nel 1989 a cura dell’allora funzionaria della Soprintendenza dei Beni Archeologici dell’Emilia Romagna, Paola Desantis (DESANTIS 1988,1989,1992,1995). Durante le prime fasi del cantiere per la realizzazione della scuola, i controlli archeologici, richiesti dalla Soprintendenza Archeologica dell’Emilia Romagna, appurarono la presenza di uno strato riferibile all’età del Bronzo, e riconducibile alla vicina “terramara”, che rischiò di compromettere la costruzione dell’edificio e frenò bruscamente l’entusiasmo della popolazione locale. Le necessarie disposizioni di tutela archeologica, concepite a livello locale, nella contingenza del post-sisma, come ingiustificate e dannose, rischiavano di creare una frattura tra la società e la Soprintendenza; solo la sensibile mediazione svolta da professionisti dei beni culturali riuscì a guidare la gente del territorio in un percorso di riappropriazione delle radici storiche. Ne è nato un progetto di coinvolgimento della comunità, scaturito nel progetto “Memoria e Terremoto”, fortemente voluto dal dott. Valentino Nizzo, allora funzionario archeologo della Soprintendenza Archeologia dell’Emilia Romagna e oggi alla Direzione Generale dei Musei, fondato sulla valorizzazione e promozione del patrimonio territoriale. Un coinvolgimento che ha visto il Comune di Bondeno finanziare tre campagne di scavo (2014-16) attraverso una convenzione triennale con la Soprintendenza. Protagonisti del progetto sono archeologi professionisti della ditta P.ET.R.A con la direzione scientifica del dott. Valentino Nizzo, un team multidisciplinare di docenti e studenti delle Università di Ferrara, Padova, Modena e Reggio Emilia, numerose associazioni locali quali il Gruppo Archeologico di Bondeno, l’Associazione Bondeno Cultura con il gruppo Culture Keys e la Polisportiva di Pilastri.

 

Al fine di instaurare una forma di dialogo più profonda con il pubblico, la strategia comunicativa messa in atto si è basata su un’ottica experience-based. Il progetto consente la visita allo scavo in ogni momento del suo svolgersi, offrendo la possibilità di interagire con gli archeologi durante le fasi di lavoro, e osservare i laboratori di setacciatura e siglatura dei materiali. Il pubblico collabora ed esplora la storia assieme ai ricercatori, traendone conoscenza e appagando la curiosità. Ciò contribuisce a definire lo scavo della Terramara di Pilastri come museo, in quanto il pubblico può fruire immediatamente del reperto recuperato, musealizzato poiché restituito alla comunità e raccontato in diretta nel contesto di provenienza.

Un'altra interessante componente della strategia attuata è il coinvolgimento, durante varie iniziative, di rievocatori storici, in grado di trainare gli spettatori in ambientazioni suggestive ed emozionanti, offrendo la possibilità di essere trasportati in contesti di vita lontani nel tempo (Fig.1).

A Pilastri è altresì vitale il rapporto con i bambini provenienti dalle scuole delle province limitrofe, per i quali vengono organizzati laboratori e percorsi didattici ad hoc (Fig.2).

 

Oltre al sito web, ogni evento, scoperta e progetto viene divulgato attraverso i social network, per consentire una maggiore interazione con il pubblico. Un modo ancora non molto diffuso di comunicare il patrimonio culturale, che tramuta l’archeologia in un mezzo sociale di coinvolgimento e opportunità di sviluppo. Obiettivi condivisi dall’Istituto per i Beni Culturali, che ha deciso di inserire l’esperienza della Terramara di Pilastri come unico esempio italiano nel progetto europeo NEARCH.

Le ricerche condotte sullo scavo vanno di pari passo con la loro divulgazione, attraverso la pubblicazione (NIZZO 2013, 2014; NIZZO et al. 2015a,b; PECCI et al. 2016) e la partecipazione a convegni (es. BERGAMINI et al. 2015). Inoltre, la promozione dell’attività di scavo presso fiere tematiche, come la Fiera di rievocazione storica “Usi e Costumi” di Ferrara nel 2015, in grandi manifestazioni, come il Bundan Celtic Festival (Fig.3), e alle Giornate Europee del Patrimonio, consente di trasmettere a migliaia di persone i valori della tutela e valorizzazione del patrimonio archeologico.

 

Al fine di restituire il racconto di una comunità che ha vissuto a Pilastri circa 3500 anni fa, il progetto dello scavo si è posto come obiettivo di costruire un dialogo col contemporaneo, grazie al coinvolgimento della comunità, la quale, responsabilizzata attraverso la presa di coscienza del valore del proprio patrimonio culturale, si è fatta protagonista della promozione di nuove attività. Sono state così attivate numerose iniziative che riguardano la mise en valeur del patrimonio culturale e l’interconnessione con altri ambiti e settori. Molti enti e associazioni locali hanno compreso l’opportunità di attirare e radunare pubblico sul territorio, attraverso l’organizzazione di eventi ispirati alle scoperte scientifiche del sito. Uno dei più originali ideati e realizzati dalla comunità, ripetuto con cadenza annuale, che in parte finanzia la stessa attività di scavo (NIZZO et al. 2015b), è la manifestazione gastronomica “Terramara in tavola” (Fig.4) nata per valorizzare i prodotti tipici autoctoni del territorio, con chiaro richiamo all’indagine archeologica.

Dal punto di vista del rapporto con le realtà produttive private, oltre all’ormai tradizionale pratica della richiesta di sponsorizzazione, attuata tuttavia solo nell’ambito del paese - al fine di rafforzare ancora maggiormente il legame e il concetto di patrimonio collettivo comunitario -, si sono esplorate altre strade, puntando sulla sinergia tra cultura e produttività, e sul proporre nuove occasioni per la promozione delle imprese. Se, da un lato, c’è chi ha voluto sponsorizzare i premi per il concorso ideato per le scuole che hanno visitato lo scavo, dall’altro lato, le prime interessanti scoperte scientifiche, come le tracce di bevanda fermentata, assimilabile a vino, rinvenute in una tazza grazie alle analisi gascromatografiche (PECCI, VIDALE 2015), hanno indotto un produttore vitivinicolo a interessarsi allo scopo delle ricerche, così come altri agricoltori coinvolti nel progetto “Grani antichi”, ispirato alle analisi archeobotaniche in corso (DAL FIUME, BOSI 2015). La stessa azienda agricola affittuaria dei terreni interessati dallo scavo è stata incentivata a un rinnovamento del proprio brand grazie alla visibilità dovuta alle attività archeologiche.

 

 

Conclusioni
All’esperienza della Terramara di Pilastri si possono riconoscere tre caratteristiche: qualificante sotto il profilo territoriale, come testimonianza storica; poliedrica, per le attività trasversali, diversificate ma collegate per origine e finalità; e strategica, nella sua valenza economica e sociale.

L’organizzazione culturale messa in atto dal progetto di scavo della Terramara di Pilastri dimostra di poter essere dinamo sia di innovazione culturale che tout court, grazie alla capacità di aumentare parallelamente il valore economico del territorio e costituire una chiave di crescita sia per gli abitanti che per i ricercatori coinvolti nel progetto.

Il progetto, avvalorato dagli ottimi risultati conseguiti in soli tre anni dall’avvio, può definirsi un’esperienza innovativa in continua evoluzione grazie alla partecipazione, al sostegno della comunità e alle strategie culturali attuate dalle istituzioni pubbliche e dalle associazioni locali.

Quanto è avvenuto a Pilastri è anche la manifestazione concreta di come possa prendere forma un innovativo esempio museale a partire da una circostanza drammatica come il terremoto.

giulia osti44