Archeodromo di Poggibonsi (Siena): tra sperimentazione, materialità e narrazione della storia
Marco Valenti
Università degli Studi di Siena
Archeodromo di Poggibonsi (Siena): tra sperimentazione, materialità e narrazione della storia.
Il luogo - Il parco di Poggio Imperiale a Poggibonsi costituisce un'area archeologica e monumentale di 12 ettari. E' delimitato dalle strutture di una fortezza cinquecentesca mai completata voluta da Lorenzo dei Medici e progettata dall'innovativo architetto Giuliano da Sangallo, dall'area archeologica che interessa 2 ettari di un ben più vasto deposito di lunga diacronia (dal V secolo d.C. al XVI secolo) indagato dall'Università di Siena dal 1993, per oltre quindici anni.
La sequenza archeologica ha mostrato la lunga formazione di un insediamento altomedievale, il sorgere di una “quasi città” tra 1155 e 1270 e il tentativo, fallito, di fondare una nuova città sui ruderi della precedente a opera dell'imperatore Arrigo VII nel 1313[1].
Questo contesto per volontà dell'Amministrazione Comunale è stato oggetto sino dal 2003 di valorizzazione incentrata sulla cittadella della fortezza (il cassero) e sulla superficie racchiusa dal circuito murario; un'impresa che ha avuto una storia alternata di successi e di insuccessi, sinchè nel 2014 si è avviata una stagione propositiva e di rinnovamento basata sul ripensare completamente l'approccio verso il pubblico.
La scelta dell'esperenzialità - La nuova politica di valorizzazione si è incentrata su coniugare l'archeologia sperimentale degli specialisti con l'esperenzialità del pubblico; è così iniziata la costruzione di un Open Air Museum iconcernente una delle presenze archeologiche più stimolanti tra quelle rintracciate nella collina durante gli scavi: le strutture dell'insediamento di IX-X secolo.
L'Archeodromo di Poggibonsi si profila così come un progetto che persegue la ricostruzione in progress delle 17 strutture riscontrate nello scavo dei depositi relativi al villaggio di periodo carolingio. A oggi i fondi disponibili hanno permesso di edificare una longhouse (abitazione della famiglia dominante), una capanna contadina con aia e pollaio, la forgia del fabbro, un forno da pane, due pagliai e l'orto; ad essi si aggiungono alcune tettoie provvisorie per attività artigianali ma destinate in un prossimo futuro a essere sostituite da altre capanne e da un magazzino granario elevato su pali.
Il progetto è nato su una piccola quota di fondi pubblici dietro la volontà della Fondazione Musei Senesi e del Comune di Poggibonsi. Nell'ottobre del 2014 è stato inaugurato il primo step realizzativo e nel gennaio 2016 il secondo (inaugurazioni rispettivamente il 18-19 ottobre 2014 e 15-16 gennaio 2016); siamo già da tempo all'opera per reperire fondi onde proseguire verso il completamento. Il costo dell'operazione è allo stato attuale estremamente “etico”, avendo speso intorno ai 40.000 euro.
Nella ricostruzione, basata con rigore sui dati di scavo, ci atteniamo ad una procedura così scansionata: riesame documentazione di scavo e dell'ipotesi interpretativa; verifica e confronto con ingegneri strutturalisti, sulla base delle nostre idee, per raffinare l'ipotesi ricostruttiva stessa, valutarne la correttezza, soprattutto con attenzione alla taglia e all'altezza dei pali in base alle caratteristiche dimensionali, la forma e la profondità delle buche, nonché alla loro disposizione in pianta; redazione ipotesi definitiva; piano di sicurezza del cantiere ricostruttivo; effettuazione ricostruzioni.
Per quest'ultima fase, aldilà di scelte opportunistiche dettate proprio dal piano di sicurezza, ci siamo attenuti rigorosamente alla sperimentazione per quanto riguarda attrezzi e relative tecniche costruttive. Tutte le operazioni sono state documentate giorno per giorno e in tempo reale con molteplici post quotidiani, foto, video ecc, nel profilo facebook “Archeodromo live”, onde ottenere partecipazione, dibattito e confronto ma al tempo stesso trasparenza. L'Archeodromo è infatti molto attivo, in proprio, nella comunicazione via web[2]. Lo scopo è stato, e lo è ancora, rendere pubbliche e di immediata fruizione tutte le attività svolte, mostrando soluzioni, successi ed insuccessi. Trasparenza di un progetto in cui“il re è nudo”.
L'Archeodromo di Poggibonsi ha avuto sin da subito successo di pubblico, nonché l'attenzione dei media nazionali e locali; trasmissioni Rai di grande audience come Superquark, BellItalia, Tg2 e Tg3 in prime time, servizi frequenti su Raistoria che scelgono l'Archeodromo come location privilegiata per parlare di medio evo, trasmissioni di La7 come DiMartedì, sono venute a Poggibonsi a raccontare l'Archeodromo, così come molte testate web e blog. Molte testate nazionali hanno poi dedicato spazio al nostro progetto: da L'Espresso a L'Unità, sino a Left[3].
Le attività - Rappresenta una soluzione espositiva di impatto che consente ai visitatori di entrare fisicamente negli spazi di vita propri del periodo scelto e toccarne con mano le forme, le dimensioni e le caratteristiche sino alle atmosfere, ai suoni-rumori, agli odori, ai rapporti sociali e gerarchici in atto; la casa della famiglia dominante, per esempio, rende chiaro il concetto di ricchezza nell’alto medioevo rurale, con dimensioni più ampie dello spazio abitato, maggiore articolazione della fattoria, aree di conserva inserite al suo interno e all'esterno, maggiori risorse alimentari. Inoltre dentro e fuori le strutture gli archeologi in abito storico compiono lavori e “vivono” momenti del quotidiano effettuando attività di living history e di sperimentatzione. Il visitatore, può disturbare i ricostruttori per chiedere loro informazioni sulle attività svolte o addirittura provare lui stesso a usare gli strumenti e ripeterne i gesti.
Il nostro obiettivo è infatti esattamente questo; non ricostruire tout cour ma fare dell'esperienza Archeodromo un luogo dove si ha contatto con la concretezza della storia, vivendola, sperimentandosi, divertendosi, imparando. E' un'operazione aperta a tutti, in cui catalizziamo l'attenzione dei visitatori comunicando attraverso “il fare” i dati scientifici prodotti dalle indagini archeologiche, spesso coniugandoli a dati storici per fornire un'immagine del mondo che si rappresenta.
Per tali ragioni gli archeologi interpretano anche dei ruoli narrativi seguendo le tecniche dello story telling, elemento fondamentale da collegare alla ricostruzione; un mezzo per ritrarre eventi reali o fittizi attraverso parole, immagini, suoni, gestualità; una forma di comunicazione efficace, coinvolgendo contenuti, emozioni, intenzionalità e contesti; che fa fare al pubblico presente un'esperienza immersiva e di conoscenza all'interno di un unico racconto; propone sia la realtà del contesto in cui operiamo (dati provenienti dallo scavo), sia la vita ed i rapporti gerarchici in essere (informazioni elaborate), sia grandi fatti (l'histoire evenementielle) sia vicende locali.
Tutto ciò operando anche nell'archeologia sperimentale e mettendo “in scena” le attività svolte nel villaggio, quindi con una serie ulteriori di informazioni e attenzione alla didattica per tutti.
Benefici identitari ed economici della comunità - Non sorprende così, che un'innovativa iniziativa come questa, in cui si parla direttamente alle persone impiegando il linguaggio di tutti i giorni e la materialità della storia, abbia portato Poggibonsi per la prima volta da sempre a comparire con decisione sul mercato turistico. Non è un caso che saper parlare alla gente e perseguire al tempo stesso la qualità inizi a proporre a questa collettività strade impensabili sino a pochi anni fa. Si pensi che dall'apertura dell'Archeodromo le presenze turistiche a Poggibonsi dal 2014 al 2015 sono aumentate del 18 %.
Il rapporto con l'Amministrazione comunale di Poggibonsi è ottimo, sin dall'inizio di questa vera e propria avventura, sposata con entusiasmo, tant'è che il sindaco David Bussagli ha dichiarato a Lecce al congresso SAMI 2015 (ritirando il premio Francovich quale miglior museo o parco archeologico italiano dell'anno che rappresenta la migliore sintesi fra rigore dei contenuti scientifici ed efficacia nella comunicazione degli stessi verso il pubblico dei non specialisti): “Noi investiamo in archeologia pubblica”..... una dichiarazione impensabile per un amministratore ma che ha stupito tutti....
Qui si sta realizzando quell'alleanza tra Amministrazione, chi fa ricerca, comunità e collettività (lo chiamano “il nostro Archeodromo”) e pubblico che potrà davvero traghettare il patrimonio al ruolo che gli compete. Costituisce il segno di una politica dei beni culturali di successo e che sta centrando i suoi obiettivi iniziali; infatti è stata progettata sulla valorizzazione insita nel processo di conoscenza, fondata sulla comunicazione, cercando di dare un contributo allo sviluppo delle comunità sia economico sia identitario. In altre parole, da una base obbligatoria di serietà scientifica e di pubblicazione-diffusione delle ricerche, si è passati in interscambio continuo alla narrazione per tutti, svolta nel contesto e privata del linguaggio scientifico.