IDENTITÀ INDIVIDUALE E IDENTITÀ DI GRUPPO: IL CASO DELLA T.74 DELLA NECROPOLI OCCIDENTALE DI AQUINUM (AREA DI SERVIZIO CASILINA EST AUTOSTRADA MILANO-NAPOLI-CASTROCIELO FR)
Giovanna Rita Bellini, Soprintendenza Archeologia del Lazio e dell’Etruria meridionale | Simon Luca Trigona | Giovanni Murro | Rita Vargiu
Abstract
Il caso della t. 74 della necropoli occidentale di Aquinum è emblematico per la tematica dell’identità individuale e dell’identità di appartenenza nell’uso e nel riuso della medesima struttura.
La tomba a camera ipogea (una delle quattro più antiche costruite alla fine del IV sec. a.C. dagli stessi gruppi sidicini che pochi anni prima avevano dato origine alla città) viene costruita per un maschio adulto deposto sulla banchina, il cui scheletro viene ridotto nell’angolo nord est per la deposizione di due femmine (adulta e senile); a distanza di poco tempo sulla banchina viene deposto un altro individuo femminile adulto. Le deposizioni sono accompagnate da un ricco corredo.
Segue una chiusura con pietre e la deposizione tra queste di due infanti, associati a un maiale, e un periodo di non utilizzo.
Poi la camera sepolcrale viene riaperta (con la parziale rimozione del tetto dalla parte del lato di fondo) come fossa comune di 80/85 individui, in parziale connessione anatomica nello strato superficiale (40 individui, quasi tutti in decubito dorsale, alcuni in decubito ventrale), documentati da una grande quantità di ossa disarticolate negli strati più profondi.
Il maggior accumulo delle ossa (e in particolare dei crani) era concentrato a ridosso dell’entrata e in corrispondenza della parte di copertura mantenuta in situ, indizio che la deposizione era avvenuta mediante scarico dei corpi.
L’esame antropologico attesta due distinti momenti, entrambi quando il processo di decomposizione era già avviato.
Sulla sommità del cumulo, ma parzialmente coperto dai due ultimi individui, era un maiale giovanissimo (4-6 mesi) in parziale connessione anatomica.
Il sigillo della struttura costituito dai livelli stradali della fase proto augustea della via Latina data il riuso al periodo post triumvirale, tra la guerra civile che vede affrontarsi Ottaviano e Marc’Antonio e la ricostruzione augustea.
La riapertura di una tomba familiare della antica aristocrazia aquinate per una sepoltura di più di 40 individui nella prima fase e poi di altri 40, le modalità deposizionali desunte dall’esame antropologico (in entrambi i momenti i corpi vengono scaricati nella camera non subito dopo il decesso, ma a decomposizione avviata), sono indiziarie di un evento traumatico, probabilmente di tipo epurativo, da collegare agli episodi di efferata violenza delle guerre civili (l’aristocrazia aquinate era schierata a favore di Marc’Antonio).
Sono morti anonimi, senza corredo, senza identità individuale, rimasti insepolti subito dopo l’uccisione di massa: ma per loro si riapre forse furtivamente l’antica tomba di famiglia nella quale vengono velocemente scaricati, i corpi sovrapposti, le membra intrecciate. Non è possibile un rito individuale: ma vengono affidati nell’estremo saluto all’antica religione degli avi con il sacrificio del maiale sacro a Demetra Popluna posto a sigillo della sepoltura, nell’ultima affermazione di appartenenza e di identità etnica e religiosa.