I racconti del tempo nelle proposte museali volterrane
Eleonora Romanò
Università di Pisa e Milano
Fabiana Susini
Università di Pisa e Firenze
Contestualizzazione storica del territorio volterrano
I resti archeologici delle epoche etrusca e romana ancora visibili presso il “Parco Archeologico E. Fiumi – Acropoli di Volterra”, il Parco “Teatro romano e Terme di Vallebuona”, le “Terme di S. Felice”, “Porta Diana” e “Porta all'Arco” con i segmenti di cinte murarie etrusche di età arcaica ed ellenistica, le sepolture etrusche di età ellenistica delle necropoli del “Portone” e dell' “Ulimeto”, insieme alle testimonianze di epoca medievale come il “Palazzo dei Priori”, il complesso della Cattedrale e del Battistero, le case torri cittadine (Buonparenti, Toscano, Baldinotti), le fonti della Docciola e di San Felice e alle successive stratificazioni di epoca moderna (la Fortezza Medicea e i Palazzi RinascimentaliInghirami, Maffei, Incontri, Minucci) permettono di constatare un'antichità locale ancora ben percepibile nell’attuale tessuto territoriale di Volterra. Le recentissime scoperte dell'anfiteatro romano e quelle numerose avvenute negli ultimi secoli nel suo territorio testimoniano una costante presenza umana dalla fine dell’Età del Bronzo all’Età Contemporanea: tutto ciò trova riscontro in una vasta offerta museale distribuita in più sedi cittadine, diverse tra loro per contenuti tematici e cronologici.
La particolare conformazione territoriale di Volterra, se da una parte l’ha isolata e allo stesso tempo protetta da pericoli antropici e influenze esterne non sempre gradite, dall’altra l’ha resa un valido caso di studio diacronico per un sistema museale ‘a circuito chiuso’, autoreferenziale e didatticamente costruttivo per una valida comprensione storica locale. Il pubblico fruitore ha pertanto la possibilità di comprendere la complessa realtà evolutiva di una Comunità che ha dimostrato una continuità insediativa e socio-culturale ininterrotta nel corso degli ultimi millenni.
I musei e le sedi espositive locali: “i luoghi del racconto”
Al Museo Etrusco Guarnacci, nel Palazzo Desideri Tangassi, è affidato il racconto dei più notevoli reperti dell'etrusca Velàthri e della Volaterrae romana, fasi di vita riscontrabili in siti archeologici ancora visibili in città e nelle sue aree limitrofe. Le varie sale, distribuite su tre livelli, propongono con un'impostazione antiquaria varie tipologie di produzioni artigianali ed artistiche della piena Età del Ferro. Degne di nota sono le tombe villanoviane 'a pozzetto' e 'a cassetta' (originali) ricostruite in museo e le vaste collezioni di bucchero prodotto nella bassa Etruria; particolare contenuto, che fa del Guarnacci uno dei più importanti musei italiani sulla civiltà etrusca, è la vasta collezione di urne cinerarie di età ellenistica in alabastro, marmo e terracotta.
La Pinacoteca cittadina, attraverso un'esposizione di opere varie (pitture, sculture, medaglie), propone invece le tendenze artistiche territoriali elaborate dalla tarda antichità all’epoca moderna. Le scelte espositive all’interno del museo, che vede le opere disposte in ordine cronologico, fanno confluire l’attenzione su un’opera di rilievo nazionale, ovvero la Pala della ‘Deposizione’ di Rosso Fiorentino, modello insuperabile della corrente del Manierismo italiano.
Il Museo Diocesano, attualmente chiuso ma in fase di riallestimento in una nuova sede cittadina, conserva opere provenienti dalla Cattedrale di Santa Maria Assunta e, in piccola parte, da Chiese appartenenti alla Diocesi. Punto di forza dell’esposizione, oltre alla collezione del Tesoro del Duomo, dei paramenti sacri e di alcune sculture e dipinti notevoli provenienti da edifici sacri del territorio, è il complesso dei resti marmorei dell’arredamento trecentesco della Cattedrale.
L’Ecomuseo dell'Alabastro si snoda in un suggestivo allestimento all'interno della medievale Torre Minucci, adiacente alla Pinacoteca Comunale. Nato come progetto di 'museo diffuso' su parte del territorio della ex provincia di Pisa (della quale Volterra faceva parte), doveva coinvolgere le principali realtà legate alla tradizione artigianale ed artistica dell'alabastro, ma vede ad oggi esposte e illustrate solo le tematiche della sua lavorazione e commercializzazione. Attraverso un'accurata selezione di opere è possibile ripercorrere la storia delle lavorazioni dell'alabastro dall'epoca etrusca ai nostri giorni analizzata attraverso gli aspetti tecnici e materiali (il reperimento della materia prima e le modalità di lavorazione), i caratteri stilistici delle varie produzioni (le forme decorative e i modelli di riferimento), i risvolti economici e sociali ad esse connessi (il mercato dell'alabastro e la sua diffusione, la vita dell'alabastraio e l'attività di bottega).
Il percorso di visita di Palazzo dei Priori si snoda tra la Sala del Consiglio e la Sala della Giunta, al primo piano, e gli ambienti del sesto piano, dai quali si può accedere alla torre campanaria, che consente di godere di uno splendido panorama sulla città e sulle valli circostanti.
Interessante è il caso del Museo di Palazzo Incontri Viti, una vera e propria casa-museo nella quale sono esposte collezioni particolari, arredi, libri e oggetti di vario genere provenienti da varie parti del mondo e appartenuti al volterrano Giuseppe Viti (1816-1860), pioniere dell’esportazione dell’alabastro. Egli fu un esponente di quel movimento, unico in Italia, che gli storici locali definiscono dei “Viaggiatori dell’Alabastro”, idea che permise il rifiorire della città a livello economico.
Il racconto del tempo: scelte e modalità locali
Il nostro studio si propone quindi di illustrare una realtà abbastanza circoscritta dai punti di vista socio-culturale e territoriale come quella di Volterra, analizzando le modalità espositive che la stessa Comunità ha scelto per raccontarsi.
Le sedi museali della città, unite ad altri luoghi storico-culturali importanti per la comprensione globale del contesto locale, offrono numerose opportunità di ripercorrere 'i tempi' vissuti dalla popolazione volterrana attraverso differenti sezioni didattiche, indipendenti tra loro o da leggere come un continuum etnico aperto ad influssi esterni.
Questa ricchezza storica e territoriale non sembra trovare un riscontro nell’ unità organizzativa dei luoghi culturali della città: l’affidamento a Società / Cooperative esterne (anche provenienti da regioni diverse dalla Toscana) dei servizi di gestione museale non si dimostra ideale nell’assicurare un’offerta pienamente consapevole per il racconto del tempo del patrimonio locale.