FRAMMENTAZIONE RITUALE NELLA NECROPOLI DI PASSO MARINARO

Roberta Salibra, Università degli Studi Tor Vergata Roma

Abstract

Lo studio delle campagne di scavo condotte nella necropoli di Passo Marinaro a Camarina in uso tra il 461 e il 258 a.C. da Paola Pelagatti nel 1966 e nel 1972-1973 offre la possibilità di esaminare l’utilizzo dell’area funeraria per cerimonie differenti da quelle di seppellimento, come cerimonie purificatrici e offerte. Una delle prerogative della necropoli (già evidenziata da Paolo Orsi che indagò la necropoli tra la fine del 1800 e i primi anni del 1900) è la straordinaria abbondanza di materiale ceramico frammentario rinvenuto sul soprassuolo.

Durante la campagna di scavo del 1966 si rinvenne una base di forma quadrangolare, detta tomba 10 (complesso ancora inedito). Nel cavo tra i blocchi la terra di riempimento mostra strati successivi riconducibili a precise azioni rituali: gli strati più superficiali del riempimento sono formati da pietrame e sabbia in cui sono deposte statuette fittili, per lo più intere. Segue uno strato che contiene tre coppette acrome di fabbrica locale. Alla base il terreno si caratterizza per uno strato di bruciato dello spessore di circa 10 cm (senza frammenti ceramici) con al centro il fondo di una scodella ansata locale capovolta. Negli strati superficiali intorno alla base si rinvengono invece oltre a vasi interi, lekythoi, skyphoi, una lucerna, numerosi frammenti tutti di produzione attica, figurati e appartenenti a forme differenti del repertorio vascolare (cratere, hydria, stamnos). L’inquadramento cronologico è al decennio 450-440 a.C.

Prendendo spunto da questo esempio concreto, il contributo che intendo proporre vuole approfondire due tematiche:

  • Deposizione di statuette fittili in contesti funerari: i dati disponibili mostrano una frequente occorrenza dei reperti coroplastici all’esterno delle sepolture, sul soprassuolo della necropoli o in piccoli depositi come nel caso della t. 10 del 1966. Questa situazione trova analogie in diverse necropoli di Sicilia e Magna Grecia (Selinunte, Lipari, Taranto, Locri) e si lega all’espletamento di azioni rituali connesse a culti funerari.
  • Frantumazione e parziale dispersione di vasi, in genere di fabbrica attica decorati a figure rosse o a vernice nera, con particolare attenzione alle forme utilizzate (ricorrente frequenza del cratere) al fine di riflettere sulla loro identificazione come strumenti rituali intenzionalmente distrutti e dispersi dopo l’uso e sul tipo di azione/offerta cui essi si riferiscono (offerte di olio, vino, libagioni con melìkraton). 

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