SILICERNIUM E PARENTALIA. NUOVI DATI SUL BANCHETTO NELLE FESTE IN ONORE DEI MORTI: STRUTTURE, VASELLAME E RESTI ALIMENTARI DALLE NECROPOLI DEL SUBURBIO ROMANO
Anna Buccellato, Soprintendenza Speciale per il Colosseo, il Museo nazionale Romano e l’Area Archeologica di Roma
Fulvio Coletti, Soprintendenza Speciale per il Colosseo, il Museo nazionale Romano e l’Area Archeologica di Roma
Abstract
Le recenti indagini archeologiche effettuate dalla Soprintendenza Speciale per il Colosseo, il Museo Nazionale Romano e l’Area Archeologica di Roma nel comparto suburbano meridionale compreso tra le vie Collatina-Labicana e Laurentina-Ostiense, hanno evidenziato estese necropoli di carattere urbano, nelle quali è stato possibile documentare importanti testimonianze inerenti alle pratiche legate alle cerimonie del culto dei morti. Ricadenti in un territorio ad alta vocazione produttiva fin dall’epoca medio repubblicana con concentrazione di ville e fattorie, nei praedia delle quali spesso trovano luogo più o meno estese e articolate sepolture; connessi a fundi coinvolti sia in attività agricolo – pastorali sia nell’estrazione e nella lavorazione del tufo e della pozzolana ad uso delle opere edili dell’urbe, tali sepolcreti rappresentano quel trait d’union topografico che collega le varie realtà insediative nel territorio, in qualche modo connotandone la compagine sociale dei gruppi umani che in esso trovarono asilo. Gli ambiti funerari individuati coprono un arco cronologico piuttosto esteso, dal periodo medio repubblicano alla tarda antichità, ben rappresentati dalle numerose sepolture intercettate nella necropoli presso il V miglio dell’antica via Laurentina, oppure dall’esteso cimitero di epoca primo e medio imperiale della via Collatina o ancora da quello di medesima epoca rintracciato tra il II e il III miglio della via Labicana nel moderno quartiere di Torpignattara. La documentazione raccolta, particolarmente ricca di dati inerenti i più diversificati ambiti storico-antropologici, topografici o riguardanti la cultura materiale, ha permesso di delineare periodo per periodo ben precise linee di tendenza e scelte progettuali, che stanno alla base delle decisioni dell’istallazione di tali organismi funerari, contemperandole esigenze rituali e la necessità di effettuare le cerimonie, nel contesto di un paesaggio altamente attraente, come la vicinanza a un corso d’acqua o a una infrastruttura viaria; lo studio dei materiali, inoltre, utilizzati come suppellettile per il pasto funerario comunitario (il silicernium delle fonti) o come corredo in dotazione al defunto per il suo viaggio ultraterreno, ha consentito di ricostruire le ritualità e i gesti quotidiani celebrati e perpetuati da epoche antichissime, peculiari di quel complesso sistema di credenze della religiosità funeraria che caratterizza la cultura dei gruppi etnici nel mondo antico. In quest’ottica accanto alle deposizioni che presuppongono particolari rituali, quali le sepolture di corpi in posizione supina, oppure l’associazione con insoliti reperti faunistici, come ad esempio la sepoltura d’infante di epoca primo imperiale nella necropoli presso il V miglio dell’antica via Laurentina, che presentava lo scheletro in posizione supina avente nella mano destra un uovo di gallina, ancestrale simbolo della rinascita dopo la vita; oppure le consistenti testimonianze di banchetto che rinviano alla Porca Presentanea delle fonti, viatico per l’ingresso nel mundus Cereris; o infine i resti delle suppellettili frantumate all’interno della sepoltura o in prossimità degli accessi nelle tombe a camera di epoca medio-repubblicana, sono tutti elementi che testimoniano gli articolati passaggi del rituale funebre e, in ultima analisi, il complesso rapporto dei viventi con la morte, nell’estremo tentativo di scongiurarne l’arrivo.