PAESAGGI CERIMONIALI FUNERARI NELLA VALLE DEL FIUME FIORA (PROVINCE DI GROSSETO E VITERBO)
Nuccia Negroni Catacchio, Università degli Studi di Milano e Centro Studi di Preistoria e Archeologia
Abstract
Nel 2012 si è tenuto a Valentano e a Pitigliano il Convegno “Paesaggi cerimoniali”, curato dalla scrivente, di cui ora sono usciti gli Atti[1], che intendeva approfondire i temi di un precedente Convegno dedicato a “Paesaggi reali e paesaggi mentali”[2]
In quelle sedi si erano presi in considerazione i paesaggi, naturali o costruiti, in cui avvenivano cerimonie religiose o funerarie, considerando i due elementi, la cerimonia e l’area in cui questa veniva celebrata, inscindibili.
L’insieme poteva infatti considerarsi, soprattutto nella deposizione dei defunti appartenenti alle élites, quasi una rappresentazione teatrale, la “messa in scena” del proprio potere sociale ed economico. Il paesaggio funerario, formato da tombe scavate nella roccia e spesso ancora visibili, o da tumuli costruiti certamente per accogliere i defunti, era tuttavia anche parte integrante di questa rappresentazione, così come la scenografia è parte integrante della drammatizzazione.
Sulla base di questi concetti si prenderanno in esame alcune necropoli della valle del Fiora (al confine tra Toscana e Lazio) in cui è possibile leggere la costruzione di un paesaggio funerario e ipotizzare le cerimonie che vi si svolgevano.
In particolare si prenderanno in esame alcune necropoli dell’età del rame con tombe a grotticella scavate nella roccia, della durata di più di mille anni, che venivano riaperte o per successivi seppellimenti o per rituali che prevedevano la manipolazione delle ossa probabilmente collegati al culto degli antenati.
Per l’età del Bronzo sia hanno diverse tipologie di paesaggi e cerimonie: in alcuni casi i defunti venivano semplicemente deposti in grotte naturali, che tuttavia erano collocate in un’area specifica del territorio, lontano dagli villaggi e comuni a più di essi; questo presuppone l’esistenza di “processioni” che da ciascun abitato portavano il defunto alla grotta o forse in specifiche ricorrenze, tornavano da più villaggi nel “territorio dei morti” per onorarli.
Quasi contemporanee sono le necropoli con tombe a camera di notevoli dimensioni per un’epoca così antica: qui la stessa imponenza delle tombe era la testimonianza di un territorio funerario destinato ai ceti egemoni: le cerimonie riguardavano il seppellimento dei defunti nella camera sepolcrale e, forse non contemporaneamente, alcuni riti di deposizione di vasi e di frammentazione rituale, nei lunghi dromoi.
Alla fine dell’età del Bronzo si diffonde il rito dell’incinerazione; in un’area precisa, e unica in tutto il territorio in esame, a Crostoletto di Lamone (VT), le urne vengono deposte entro tumuli, in parte contemporanei alle sepolture, in parte più antichi, perché contengono anche sepolture a inumazione. In questo periodo è più facile ricostruire le cerimonie: si può far ricorso alle testimonianze iconografiche di poco più tarde e in particolare alle prime scene dipinte sui vasi greci e alle descrizioni molto circostanziate dei funerali di Patroclo ed Ettore nell’Iliade.
[1]N. Negroni Catacchio (a cura di), Preistoria e Protostoria in Etruria. Atti dell’Undicesimo Incontro di Studi, “Paesaggi cerimoniali”, Valentano - Pitigliano 2012, Milano 2014.
[2] N. Negroni Catacchio (a cura di), Preistoria e Protostoria in Etruria. Atti dell’Ottavo Incontro di Studi, “Paesaggi reali e paesaggi mentali”, Valentano - Pitigliano 2006, Centro Studi di Preistoria e Archeologia, Milano 2008.