EMOTIONAL LANDSCAPES: VEDERE O NON VEDERE, RESPIRARE O NON RESPIRARE NEL PAESAGGIO FUNERARIO DI CNOSSO DEL II MILLENNIO A.C.

Lucia Alberti, Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto per le Tecnologie Applicate ai Beni Culturali (CNR - ITABC)

Abstract

Tentare di ricostruire la sostanza più intangibile dello studio del passato, vale a dire il pensiero e le emozioni di chi ci ha preceduto, è una sfida di per sé impossibile. Quasi nulla rimane nella materialità archeologica e ancora troppo di quanto è rimasto viene lasciato all’interpretazione e alla storia personale di chi utilizza i dati.

Nonostante queste affermazioni difficilmente confutabili e fortemente penalizzanti, è da un lato uno stimolo alla ricerca e dall’altro un dovere intellettuale tentare di ricostruire, per quanto possibile, emozioni e sensazioni di individui e gruppi vissuti millenni fa, ampliando il nostro orizzonte visivo oltre i meri dati della cultura materiale funeraria.

Durante il II millennio a.C., nella valle di Cnosso (Creta, Grecia) tombe e necropoli si modificano nel corso del tempo e sono caratterizzate da culture materiali diverse, con varie architetture e tipologie di corredo. Nel corso di circa 500 anni (da circa il 1700 a.C. fino a circa il 1200 a.C., in termini egei dal Medio Minoico IIB al Tardo Minoico IIIC), si assiste, infatti, a una serie di significativi cambiamenti, sia dal punto di vista dell’architettura utilizzata nelle sepolture, sia da quello delle associazioni materiali all’interno dei corredi. Tali diversità sono note e sono state interpretate in modi molto diversi: come traccia della presenza di gruppi umani provenienti da aree al di fuori dell’isola di Creta a partire da circa la metà del XV sec. a. C., o come segno delle profonde modifiche nel rituale funerario adottate dalle popolazioni locali sulla spinta di importanti eventi storici.

Finora non è stato dato alcun rilievo al fatto che un’altra differenza importante riguarda la scelta dei siti in cui vengono collocate le necropoli nel corso del tempo. Al di là di concetti e esigenze noti, quali la necessità di preservare anche “igienicamente” il mondo dei vivi da quello dei morti e la liminalità del mondo funerario, sembrano esistere altri principi che guidarono la scelta ditali siti, che coinvolgono aspetti legati alla percezione visiva, alle emozioni fisiche e non, e non da ultimo alla memoria storica sociale.

Analizzandola localizzazione delle diverse tombe nella valle, è possibile, infatti, identificare una prima fase (ca. 1700-1450 a.C.) in cui le tombe sono sempre poste in alto, in luoghi caratterizzati da una bellissima vista non solo sul paesaggio naturale, ma anche sui luoghi fondamentali della memoria minoica. A questa segue una seconda fase (ca. 1450-1200 a.C.) in cui le nuove necropoli sono collocate in basso, in aree quasi nascoste e da cui non si gode alcuna vista sul territorio e sulle emergenze architettoniche circostanti.

Ripercorrendo fisicamente gli stessi sentieri compiuti dai gruppi umani che occuparono la valle in questo lungo periodo e considerando che gli organi umani della percezione visiva non sono mutati nel tempo, è possibile applicare ai dati raccolti principi relativi alla fenomenologia e all’archeologia cognitiva e non da ultimo alla psicologia dell’elaborazione del lutto. Inserendo quindi i cambiamenti leggibili nel paesaggio funerario all’interno del più ampio contesto culturale cnossio, si tenterà di gettare uno squarcio sull’ideologia e i processi di pensiero che sembrano sottostare a tali scelte “visive”. 

Vai ad Academia.edu:  ABSTRACT ESPANSO→  DISCUTI→

giulia osti2.2