L’INASPETTATA UMANITÀ: INTEGRAZIONE DI UN INDIVIDUO “ANOMALO” IN UNA COMUNITÀ PRODUTTIVA DELLA ROMA IMPERIALE

Flavio De Angelis, Centro di Antropologia Molecolare per lo studio del DNA antico, Università degli studi di Roma Tor Vergata | Carla Caldarini, Servizio di Antropologia, Soprintendenza Speciale per il Colosseo, il Museo Nazionale Romano e l’Area Archeologica di Roma | Romina Mosticone, Servizio di Antropologia, Soprintendenza Speciale per il Colosseo, il Museo Nazionale Romano e l’Area Archeologica di Roma | Walter Pantano, Servizio di Antropologia, Soprintendenza Speciale per il Colosseo, il Museo Nazionale Romano e l’Area Archeologica di Roma | Olga Rickards, Centro di Antropologia Molecolare per lo studio del DNA antico, Università degli studi di Roma Tor Vergata | Paola Catalano, Servizio di Antropologia, Soprintendenza Speciale per il Colosseo, il Museo Nazionale Romano e l’Area Archeologica di Roma

Abstract

Negli ultimi anni, lo studio della “diversità” nel mondo antico ha stimolato un intenso dibattito scientifico, teso a identificare le modalità con cui le popolazioni del passato interagivano con individui che avevano un aspetto “anomalo”. Nel presente lavoro proponiamo l’analisi morfo-patologica e molecolare di un individuo portatore di una evidente condizione morbosa estremamente rara: la Signazia. Tale condizione si riflette nell’impossibilità di articolare funzionalmente la mandibola al neurocranio, causando evidenti problematiche respiratorie, fonetiche e soprattutto alimentari. Nonostante la peculiare e anomala situazione, l’individuo appare non essere stato socialmente escluso dalla comunità di appartenenza, che non lo ha discriminato, né per ciò che concerne gli aspetti rituali della sepoltura, né dal punto di vista dell’accessibilità e dello sfruttamento delle risorse disponibili: infatti, la valutazione della tipologia alimentare seguita in vita – realizzata tramite l’analisi degli isotopi stabili del carbonio e dell’azoto contenuti nel tessuto osseo – evidenzia come tale individuo potesse condividere pienamente le risorse ipotizzate per l’intera comunità. Stante l’impossibilità di apertura del cavo orale, l’alimentazione appare essere verosimilmente avvenuta tramite l’avulsione volontaria degli elementi dentali anteriori, mascellari e mandibolari, per assicurare la possibilità di nutrirsi a un individuo che, altrimenti, sarebbe morto prematuramente. Tale pratica rivela un particolare interesse, da parte della comunità di appartenenza, alla sua sopravvivenza. Non si ha, ovviamente, alcuna indicazione sulle modalità con le quali l’intervento è stato realizzato, tuttavia è indubbio che questo ha consentito al soggetto di raggiungere la piena età adulta, consentendogli lo svolgimento, peraltro, di un’attività lavorativa decisamente faticosa e impegnativa, come testimoniato dalle analisi osteologiche. L’identificazione dello stato morboso, sia dal punto di vista morfologico che genetico-molecolare, consente di determinare come tale condizione rappresenti la più antica testimonianza di Signazia descritta nella letteratura, rappresentando un unicum nel mondo antico, utile allo studio diacronico di tale patologia a tutt’oggi estremamente rara. 

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giulia osti111