IL DEFUNTO SUICIDA: RIFLESSIONI ANTROPOLOGICHE SU ALCUNI COMPORTAMENTI, CORPI E SEPOLTURE “DEVIANTI”
Anna Ziliotto, Università degli Studi di Torino, Antropologa presso De Leo Fund Onlus (Padova)
Abstract
L’intervento proposto vuole offrire alcuni spunti di riflessione antropologica sui comportamenti devianti e sulle pratiche di sepoltura atipiche che contraddistinguono la morte di una persona suicida. Sebbene uccidere se stessi sia un’abitudine (da habitus) diffusa e della quale si ha riscontro in quasi tutte le culture del mondo, i comportamenti precedenti all’azione suicidaria, il posizionamento del corpo morto e spesso anche il luogo di sepoltura rendono il defunto “qualcosa” di anomalo, di atipico, di estraneo, che la comunità deve trovare il modo di gestire metabolizzando la sua presenza/assenza attraverso strategie culturali condivise.
Se è possibile leggere il confine tra normale e anormale, tra umano e non umano attraverso i meccanismi culturali ai quali i corpi e i luoghi sono sottoposti dopo la morte, allora diventa altrettanto possibile osservare come le varie comunità umane riescano a dare un senso alla morte auto-inflitta, percepita come innaturale, codificando anche le pratiche connesse alla devianza (“devianza” che assume qui il significato letterale di de-centramento, di spostamento rispetto alla via consueta, normale e comune).
Esponendo alcuni casi concreti di deviant burial presenti nella letteratura antropologica contemporanea e attraversando alcune credenze religiose e alcune stigmatizzazioni sociali, verrà data particolare attenzione al suicidio come questione culturale, ossia come un problema di relazioni sociali in grado di suscitare sentimenti di dolore, di colpa, di vergogna e di isolamento. Infatti, ciò che rende atipico il trattamento del corpo e le pratiche rituali di sepoltura di un defunto suicida sembra essere l’interpretazione collettiva, secondo il “senso comune”, del suo gesto e di ciò che l’ha spinto a compierlo.
Gli obiettivi, quindi, che si propone questo intervento sono quelli, da un lato, di leggere i suicidal behaviors, complessi e diversificati per culture, credenze e aspettative, come una perdita di controllo sociale; dall’altro, di riflettere sui corpi dei defunti suicidi considerati di-versi, de-viati, fuori-luogo; e, infine, di riconoscere come tutti questi elementi vengano resi espliciti e siano riflessi nelle loro sepolture.