La IV edizione del convegno di Antropologia e Archeologia a confronto nasce dunque con l’obiettivo di approfondire le valenze spesso ambigue della nozione di amore esplorandone le frontiere più estreme, così come possono essere colte problematicamente attraverso l’indagine antropologica e l’archeologia, nel rispetto di quella che sin dal 2010 è stata la formula adottata per i nostri incontri, sempre volti a stimolare un confronto costruttivo e dialettico tra le diverse prospettive disciplinari che possono concorrere a una migliore comprensione delle radici e dei moventi dell’agire e del sentire umano.

Partendo da questi presupposti, il concetto di amore sarà al centro di una riflessione aperta, relativistica e contestuale volta ad approfondirne le varie possibili sfumature, privilegiando al contempo le metodologie interpretative che maggiormente si prestano a superare o, almeno, ad aggirare le distorsioni e/o le contraddizioni che sono spesso insite nella documentazione disponibile, da quella figurata, orale o scritta frutto di una trasmissione più o meno diretta o mediata, a quella raccolta sul campo con gli strumenti e i metodi dell’osservazione partecipata o quelli della ricerca archeologica, con tutte le criticità e i filtri simbolici, rituali o materiali che possono caratterizzarla, cui spesso si aggiungono i limiti e i pregiudizi androcentrici, modernisti, occidentalistici ed etnocentrici che ogni interprete/osservatore più o meno consapevolmente porta con sé.

Per gli scopi sin qui sinteticamente riassunti sono state individuate sei macroaree tematiche di confronto e di discussione che, in sede di convegno, potranno tradursi o meno in altrettante sessioni, anche in relazione all’esito della presente call for papers/posters e al carattere e alla natura dei contributi che verranno proposti.

La configurazione dei temi è pertanto volutamente aperta e generica in modo tale da consentire, per quanto possibile, quella compenetrazione disciplinare auspicata, spesso scoraggiata dalla solo apparente contrapposizione tra l’approccio prevalentemente materialistico dell’archeologia e dell’antropologia fisica e quello ove possibile partecipato e relativistico dell’antropologia culturale e delle altre scienze sociali.

I titoli proposti, dunque, pur non avendone l’inflessione, si configurano in primo luogo come potenziali interrogativi, esemplificativi di altrettante domande che l’indagine sul concetto di amore può porre all’interprete che voglia recuperarne il senso muovendosi tra la sfera complessa e articolata delle ideologie e quella più o meno concreta fatta di oggetti, di gesti, di segni o di luoghi. In modo tale da passare dall’amore inteso come sistema di relazioni astratte o reali, all’amore da intendere come coordinata di una traiettoria antropo-poietica, volta a definire l’identità di un individuo dando una “veste” culturale alla sua dimensione biologica e/o temporale.

Un aspetto, quest’ultimo, che, per la sua stessa problematicità e per la peculiarità delle questioni che esso pone in una prospettiva archeologica, si ritiene, possa essere meritevole di un rapido (e inevitabilmente parziale) inquadramento metodologico, volto a fornire qualche puntualizzazione utile per una migliore identificazione di alcuni degli spunti di riflessione sui quali si auspica possa soffermarsi l’attenzione dei partecipanti.

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