IDENTITÀ BIOLOGICA E IDENTITÀ CULTURALE DEI MORTI DI MONT’E PRAMA (CABRAS - OR)
Salvatore Rubino, Gabriele Carenti, Emanuela Sias, Barbara Panico, Raimondo Zucca | Università degli studi di Sassari
Abstract
Con il debutto della prima età del Ferro (900 a. C.) si costituisce un sepolcreto nella fascia pianeggiante a oriente del Mont’e Prama, nella Sardegna centro-occidentale, composto da tombe a pozzetto circolare, monosome, con copertura a tumuletto di pietre, disposte su tre filari longitudinali allineati, senza regolarità, e delimitate a occidente da una possibile via funeraria, orientata NNE/SSO, per circa 60 metri di lunghezza accertata. I pozzetti, sono in genere poco profondi e all’interno erano inumati individui rannicchiati in deposizione primaria, eccezionalmente accompagnati in soli due casi da un unico vaso (ciotola o olla) d’impasto di produzione nuragica.
A ovest di questa stretta fascia di sepolture si costituisce un filare di tombe a pozzetto più profondo, di forma circolare o sub circolare con profondità compresa fra cm 53 e 90. Sul fondo di diversi pozzetti è presente una fossetta decentrata di dimensioni varie. Le tombe di questo filare occidentale sono dotate di un lastrone di chiusura (m 1 x 1 x 0, 20). I defunti deposti, privi di corredo, sono in larghissima prevalenza di sesso maschile e di età giovanile: in realtà è stata identificata un’unica deposizione certamente femminile (tomba 20 Tronchetti), benché sia opportuno attendere una analisi del DNA dei resti di tale inumato per l’avvio di una interpretazione della necropoli di Mont’e Prama. Ma è già evidente che l’accesso alle sepolture dell’area è stato selettivo poiché escludeva infanti, anziani e, probabilmente, defunti di sesso muliebre.
In tale caso ci si troverebbe di fronte non a una necropoli con deposizioni di gruppi familiari “gentilizi”, come pure è stato supposto, ma a un’area funeraria destinata a maschi giovani, probabilmente iniziati al rango di guerrieri, come le statue – esclusivamente maschili farebbero supporre.
I nuovi scavi del 2014 hanno riguardato l’estensione a sud della necropoli che presenta sia la fascia di tre filari di sepolture a pozzetto e il filare occidentale di tombe con lastrone. Lo scavo delle sepolture è stato curato con una rigida metodologia di scavo finalizzata a evitare la contaminazione del DNA antico con quello moderno. Il DNA è stato estratto da ossa, denti e sedimento presente all'interno delle sepolture. Lo scopo principale dell'intervento di bioarcheologia è quello di individuare microrganismi potenzialmente patogeni per l'uomo, nel tentativo di ricostruirne lo stato di salute secondo le più moderne tecniche di biologia molecolare. Oltreché cercare di ricostruire l'ambiente circostante tramite analisi specifiche effettuate sui campioni prelevati dal terreno volte a individuare le specie eucariote e procariote in esso presenti.
All’assenza sostanziale di corredo fa riscontro la presenza di sculture monumentali, assegnate alla prima età del ferro (prima metà VIII secolo a.C.) in calcare di arcieri, guerrieri, pugilatori e di modelli di nuraghe, giunti a noi frantumati intenzionalmente, e di betili, caratteristici delle tombe collettive nuragiche dell’età del bronzo medio e tardo.
Allo stato delle indagini parrebbe che alla selezione funeraria di individui di sesso maschile e di età giovanile corrisponda la sequenza di statue esclusivamente virili, che potevano sostituire il defunto, non contrassegnato dal corredo.