ROMPERE E DISTRIBUIRE SULLE TOMBE LONGOBARDE: LE CINTURE COME VEICOLO DI CONSERVAZIONE DELLA MEMORIA E DI TRASMISSIONE DELLO STATUS
Caterina Giostra, Università Cattolica del Sacro Cuore - Milano
Abstract
Lo studio del rituale funerario in necropoli longobarde di recente rinvenimento ha permesso di constatare una singolare quanto ricorrente circostanza, finora inedita. Non solo a voltesi assiste alla rottura volontaria e alla defunzionalizzazione di oggetti con forte valore simbolico come le armi,le cinture per la relativa sospensione e i pettini, appositamente privati della dentatura. Tra le guarnizioni della cintura per la sospensione delle armi (accessori riccamente decorati e carichi di rappresentatività e forse anche di valore magico-apotropaico) è stato spesso osservato un pezzo estraneo al resto dell’insieme e in genere più antico di una generazione; la cintura di provenienza si trova di solito in una tomba non lontana e di poco più antica. In alternativa, due tombe possono restituire guarnizioni che, associate, permettono di ricostruire l’insieme originario. La pratica sembra esprimere la trasmissione simbolica di status e di legame personale: una eredità immateriale recepita forse durante le esequie dell’antenato e trattenuta, montata su una nuova cintura, fino alla morte. La ripetitività della circostanza in una stessa necropoli rende alcune di queste relazioni tracciabili nei diversi nuclei di tombe e nel susseguirsi delle generazioni.
Scomporre un oggetto con un forte valore simbolico oltre che identitario e lasciarne una parte a un secondo individuo (che la trattiene fino al momento di essere sepolto con essa) crea volontariamente un nesso tangibile fra l’autorevole defunto e un sopravvissuto, con ogni probabilità suo discendente. E’ uno strumento per riaffermare davanti alla comunità legami personali, verosimilmente di tipo parentale, che analisi paleogenetiche in corso puntano a precisare; questo, in una società fortemente instabile e dinamica negli equilibri di potere come quella dei regni romano-barbarici, inizialmente ancora con trasmissione orale e forte rilevanza degli oggetti di corredo durante la cerimonia di passaggio tra la vita e la morte.
Il rigore delle recenti indagini permette di verificare l’ampia diffusione di questo gesto (con esplicita volontà simbolica), riconosciuto in più siti dell’Italia centro-settentrionale e già noto presso gruppi germanici Oltralpe, accreditando anche associazioni di materiali provenienti da vecchi ritrovamenti:sembra dunque trattarsi di un rituale piuttosto codificato e condiviso ad ampio raggio. Il fatto che alcuni testamenti successivi (VIII secolo)ci tramandino la consuetudine – oltre che di trasmettere la cintura agli eredi – di spezzarla e distribuirne le parti più preziose ai poveri pro anima del defunto sembra l’esito del gesto documentato nelle sepolture di fine VI e VII secolo, confermandone la forza e la diffusione.