L'eredità negata: il Museo Nazionale G.A. Sanna in Sassari dal recupero delle origini alle nuove connessioni
Francesca Condò
Direzione Generale Musei - MiBACT
Gabriella Gasperetti
Soprintendenza Archeologia Sardegna
Il Museo Nazionale G.A. Sanna, nel cuore di Sassari, costantemente frequentato dai cittadini nel corso di eventi e mostre, è un esempio di come un istituto culturale possa costituire un punto di riferimento per la comunità locale oltre che per il turista desideroso di comprendere un territorio.
Nato per accrescimento – di reperti e di edifici – il Museo non è nello stato attuale facile da percorrere, né dal punto di vista fisico né dal punto di vista concettuale. Grazie a recenti finanziamenti si è avuta la possibilità, da parte di un gruppo di lavoro multidisciplinare, di avviare una trasformazione che procede in due direzioni:
1. Il recupero delle origini. Il Sanna nasce da una collezione privata comprendente materiale archeologico, etnografico e artistico. Nel corso degli anni si è sottratto spazio alle collezioni etnografiche e alla pinacoteca a favore dei reperti archeologici. Il primo obiettivo è stato riportare l’attenzione sulla nascita del museo dunque sulla figura di G.A. Sanna e sulla natura eterogenea della collezione, spostando quindi la focale dal collezionista al fenomeno del collezionismo, e da questo alla nascita dell’archeologia come la conosciamo oggi.
2. Nuovi racconti. Il ruolo del museo non è solo quello di contenere e conservare ma quello di raccontare se stesso e le storie che racchiude. Dalla visita affidata ai mezzi tradizionali si cerca col progetto in corso di passare a una visita coinvolgente che utilizza nuovi sistemi per stimolare il visitatore e incuriosirlo rendendolo partecipe di un universo complesso. L’ambiente interattivo posto nel cuore del museo, oltre a invitare l’utente al gioco con la scala del tempo, vuole connettere l’isola al resto del Mediterraneo ponendo in luce gli scambi fecondi avvenuti già nella preistoria.
Il contesto chiuso del museo si aprirà inoltre alla partecipazione sociale con la realizzazione di una caffetteria, l’apertura del giardino al pubblico e la realizzazione in autocostruzione di un nuovo spazio per la didattica.