TRATTAMENTO FUNERARIO DIFFERENZIALE DI NEONATI DI EPOCA TARDO-ROMANA. LE DEPOSIZIONI DI INFANTI E CANI A PELTUINUM

Luisa Migliorati, Sapienza - Università di Roma | Ivana Fiore, Museo Nazionale Preistorico Etnografico “L. Pigorini” | Antonella Pansini, Sapienza - Università di Roma | Paola Francesca Rossi, Museo Nazionale Preistorico Etnografico “L. Pigorini” | Tiziana Sgrulloni, Sapienza - Università di Roma | Valentina Vaccari, Museo Nazionale Preistorico Etnografico “L. Pigorini” | Alessandra Sperduti, Sapienza - Università di Roma

Abstract

È indubbio che la ricostruzione delle caratteristiche demografiche delle popolazioni antiche trovi il suo maggiore ostacolo nella sottostima degli scheletri infantili recuperati dai contesti cimiteriali. Mentre i modelli di riferimento (Weiss 1973; Coale, Demeny 1983) prevedono, infatti, una mortalità nei primi anni di vita superiore al 30% dei decessi totali nelle popolazioni pre-industriali, gli scavi di necropoli raramente restituiscono tali proporzioni. Fattori casuali, quali il minor grado di mineralizzazione dello scheletro in accrescimento, processi post-deposizionali, scavi e recuperi parziali del materiale scheletrico, sono oggi ritenuti marginali; molto più credito viene attribuito invece a scelte culturali che implicano trattamenti differenziali – sia nelle modalità che nei luoghi – degli infanti rispetto al resto della popolazione (Lewis 2011).

Nell’ambito della ricerca sulla città romana di Peltuinum (AQ), i recenti scavi del teatro (Migliorati 2013) forniscono nuove e interessanti indicazioni in tale senso. I pozzetti antistanti il muro del pulpitum, connessi al sistema di funzionamento del sipario, hanno restituito reperti osteologici riferibili a infanti umani, associati con scheletri di cani di diversa età, anche immatura. Almeno in un caso sono state riconosciute tracce certe di uccisione. Sono stati, inoltre, rinvenuti taluni elementi riferibili ad altri animali domestici (Fiore, Salvadei 2013). Al momento, 4 dei 7 pozzetti sono stati scavati e analizzati nel dettaglio. La stratigrafia relativa ai pozzetti non è omogenea, poiché tre di essi sono stati sigillati da uno strato di abbandono riferibile al V secolo d.C., quando il complesso teatrale era caduto in disuso;al quarto pozzetto si sono sovrapposti strati dipendenti dalle trasformazioni edilizie subite dal teatro a partire dal Medioevo.

Le analisi antropologiche hanno individuato la presenza di ossa umane, mischiate tra loro – e frammiste alle ossa animali – riferibili a tutti i distretti scheletrici, anche se con gradi di rappresentazione altamente variabili: rari, ad esempio, sono gli elementi del cranio, della colonna vertebrale e di mani e piedi. Il numero minimo degli individui è stato condotto sulla base degli elementi più rappresentati in ciascun pozzetto, portando a una stima complessiva di 67 soggetti infantili di cui: 15 nel II pozzetto; 13 nel III; 11 nel IV e 28 nel VI. Le età alla morte, stimate in base alle dimensioni delle ossa lunghe (Fazekas, Kosa 1978; Scheuer et al. 1980) variano dalle 26 alle 40 settimane di gestazione, con l’unica eccezione di un bambino di 6-9 mesi e uno di circa 3 anni.

L’insieme odontoscheletrico umano si riferisce, quindi, a un gruppo abbastanza omogeneo di individui morti in età fetale o perinatale. Per questi ultimi, è al momento in corso l’analisi microscopica della struttura interna dello smalto dei denti decidui. L’individuazione della linea neonatale, se presente, e il successivo conteggio delle linee incrementali (strie di Retzius) potranno infatti fornire indicazioni precise sul tempo effettivamente intercorso tra il parto e il decesso dei singoli individui (Zanolli et al. 2011; Guatelli-Steinberg et al. 2012).

Le evidenze archeologiche, congiuntamente ai dati bioarcheologici concorrono nel qualificare Peltuinum come deposizione atipica, che trova, peraltro, taluni riscontri nel mondo greco e romano. L’associazione neonati/cane è documentata, ad esempio, nel pozzo scavato nel Kolonos Agoraios di Atene (II sec. a.C.) e in quello nell’Agorà di Messene (III sec. a.C.); in entrambi i contesti sono stati rinvenuti centinaia di bambini, di cui molti in età perinatale. Anche in questi casi, come per Peltuinum, si ipotizza che il sacrificio dei cani possa essere legato a riti di purificazione per la morte prematura degli infanti (Camp 1986).

Va comunque ricordato che un “rito atipico” non necessariamente si associa a una “morte atipica”. L’elevato numero di neonati,trova la sua spiegazione più probabile nell’alto tasso di mortalità infantile, che pervasivamente caratterizzava le antiche comunità umane unitamente al reproductive wastage (Durfee 1987). Diversamente, le ipotesi di infanticidio o di specifici eventi epidemici sono da ritenersi meno realistiche. Infatti, la presenza di feti pre-termine, abortiti spontaneamente (6 individui), indebolisce la tesi dell’infanticidio. Mentre l’uso prolungato nel tempo dei pozzetti, in associazione con l’omogenea distribuzione per età del campione, non supportano l’ipotesi di una morte simultanea di neonati per crisi epidemica; tale occorrenza implicherebbe, tra l’altro, un numero elevatissimo di concepimenti (e nascite) sincronici nell’antica comunità di Peltuinum.

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Bibliografia

Camp 1986: J.M. Camp, The Athenian agora: excavations in the heart of classical Athens, Londra 1986.

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Durfee 1987: R.B. Durfee, “Obstetric complications of pregnancy”, in A. Wharton (ed.), Topics in Perinatal Medicine. Tunbridge Wells 1987, pp. 255-278.

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Scheuer, Musgrave, Evans 1980: J.L. Scheuer, J.H. Musgrave, S.P. Evans, “The estimation of late fetal and perinatal age from limb bone length by linear and logarithmic regression”, in Annals of Human Biology, 7, pp. 257-265.

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Zanolli, Bondioli, Manni, Rossi, Macchiarelli 2011: C. Zanolli, L. Bondioli, F. Manni, P.F. Rossi, R. Macchiarelli, “Gestation length, mode of delivery and Neonatal line thickness variation”, in Human Biology, 83, pp. 695-713.

giulia osti115