Sperimentare il cambiamento: i Musei Reali di Torino
Enrica Pagella
Polo Reale di Torino
I musei italiani, e quelli statali in particolare, hanno manifestato nel tempo un alto grado di resilienza, spesso resistendo ai mutamenti della domanda sociale in nome di buone pratiche di gestione patrimoniale tradizionalmente assestate. In molti casi, anche la grande ondata di democratizzazione degli anni Settanta si è infranta contro il muro di un assetto burocratico, amministrativo e di difesa disciplinare indisponibile al cambiamento. Il nuovo millennio, la crisi economica globale e le riforme recenti pongono i musei italiani di fronte a nuove sfide di flessibilità, velocità e interazione. Ma dove, esattamente, occorre operare? L’avvio della nuova realtà dei Musei Reali di Torino mette in evidenza alcuni ambiti strategici del cambiamento: nell’organizzazione, con il passaggio dal modello del museo-ufficio a quello del museo-comunità; nei contenuti, con il tema di un nuovo assetto multidisciplinare che unisca archeologia, arte, biblioteche e giardini; nell’organizzazione dei percorsi, che devono essere ripensati in termini di collegamento e di passaggi anche emotivamente significativi da uno spazio all’altro; nei rapporti con il territorio, da sviluppare attraverso la creazione di campi relazionali aperti, sensibili ai bisogni e capaci di formulare risposte creative e innovative; nei programmi, che dovranno assumere la complessità, la molteplicità e la differenziazione della domanda come principio di interpretazione e di narrazione del patrimonio.