CROSSING PLACES. LUOGHI DI PASSAGGIO E RESTI UMANI NELLA PROTOSTORIA DELL’ITALIA NORD-ORIENTALE

Vera Zanoni, Università degli Studi di Pavia | Lorenzo Zamboni, Università degli Studi Milano - Bicocca | Massimo Saracino, University College London | Elisa Perego, University College London

Abstract

Sulla falsariga della concezione tripartita dei riti di passaggio elaborata nel secolo scorso da Arnold van Gennep, anche la dimensione della morte può essere vista in un’ottica “transizionale”, nella quale si possono ben riconoscere, anche sotto l’aspetto archeologico, le fasi di distacco dalla “società dei vivi” e di re-integrazione nella “comunità dei morti”, secondo una terminologia coniata da Bruno d’Agostino.

Finora però è rimasto parzialmente invisibile nel record archeologico il momento liminale, la marginalizzazione del defunto, che presenta necessariamente, in primo luogo, un aspetto spaziale: ci si deve dunque chiedere se esistano, e quali siano, i luoghi marginali o deputati alla marginalizzazione, che rivestono un ruolo ambiguo, sospesi fra un “dentro” e un “fuori”, fra un “sopra” e un “sotto”.

L’ampliamento degli scavi estensivi nell’Italia nord-orientale, con particolare riferimento al Veneto e al Trentino Alto Adige, ha posto in evidenza come tali locations siano in effetti individuabili e vengano spesso segnalati dalla associazione con resti umani.

Questi ultimi sono accomunati da caratteri ricorrenti, ovvero la fascia di età d’appartenenza, quella dei non adulti, e la presenza di resti scheletrici selezionati, spesso relativi al cranio e alle ossa lunghe di arti inferiori e superiori. In relazione a tali locations liminali sono attestate anche deposizioni riguardanti individui affetti da patologie o deformità.

Nell’ottica di una non episodicità di tali associazioni, la creazione di un database che unisca informazioni geo-spaziali e dati antropologici potrebbe aprire nuove strade di riflessione: in primo luogo sul rapporto fra destrutturazione dei resti umani e strutturazione dello spazio antropico e, in seconda battuta, la segnalazione di questi luoghi significativi attraverso la collocazione di ossa umane.

Non ultimo, il legame fra luoghi liminali o ritualmente marcati, e categorie di individui marginali, potrebbe indicare come la fase liminale in precedenza ricordata si dilati e divenga, per alcune categorie di soggetti, una dimensione permanente.

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giulia osti14