L’antropologia culturale, l’etnologia e l’amore
Stefano Allovio
Benché le relazioni di amore possano coinvolgere differenti soggetti, umani e non umani, in questo intervento mi limito alle relazioni di amore fra esseri umani partner. Poiché, come sottolineano molti studiosi, l’amore non è uno dei temi particolarmente dibattuti in antropologia, occorre in primo luogo comprenderne i motivi.
Volgendo lo sguardo al continente africano, vorrei mostrare come se è vero che l’amore è stato in parte rimosso sia per la sua connotazione di “preoccupazione borghese” sia per l’ambiguità di fondo del persistente binomio erotismo/esotismo, è altrettanto vero che il disciplinamento dei corpi e delle relazioni in epoca coloniale ha contribuito a sanzionare e, in certi casi a dissolvere, la creatività indigena inerente le pratiche complesse del corteggiamento, dei preliminari amorosi e dell’educazione alle relazioni amorose relegando la questione alle tecniche e alla funzionalità riproduttiva del coito.
L’amore romantico, troppo frettolosamente ricondotto alla storia occidentale, trova una certa elaborazione indigena nell’educazione sentimentale e nei preliminari d’amore. Al riguardo, è sorprendente notare quanto fosse vera, non solo per i trobriandesi, l’affermazione di Malinowski sul fatto che “la sede dell’amore è la pelle”. Attraverso esempi etnografici si vuole mostrare come ci sia un continuum fra i significati di certe dermografie indigene e l’idea di Jack Goody concernente il nesso fra scrittura e amore romantico. La complessità e la ricchezza delle “esperienze sensoriali” che prendono forma su “materiali iscritti” (corpi e artefatti) potrebbero addirittura suggerire un punto di incontro, attorno all’amore e non solo, fra antropologi, attenti alle esperienze del corpo, e gli archeologi attenti alle esperienze tattili (haptic analysis).