STRATEGIE DI EMERGENZA: IL SEPPELLIMENTO IN CORSO DI UNA MORÌA DI DURATA IMPREVEDIBILE
Irene Baldi, Associazione I.S.A. (Istituto di Studi Archeo-antropologici) | Silvia Gori, Associazione I.S.A. (Istituto di Studi Archeo-antropologici) | Elsa Pacciani, Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana
Abstract
Si descrivono le caratteristiche delle sepolture di due siti funerari di diversa cronologia e zona geografica, entrambi espressioni di una condizione catastrofica caratterizzata da mortalità elevata ma distribuita in un certo periodo.
Si osservano due modi diversi di risolvere problemi di spazio e di tempo legati alla necessità di seppellire rapidamente ogni giorno un gran numero di cadaveri, per un periodo di durata non prevedibile.
Uno dei siti è l’area sepolcrale rinvenuta durante le campagne di scavo dal 2008 al 2014, sotto le fondazioni degli Uffizi, a Firenze. La necropoli, databile al V-VI secolo d.C., occupava allora una fascia di terra lungo l’argine dell’Arno, appena fuori le mura cittadine. Gli scavi hanno restituito 75 scheletri inumati in tombe multiple a fossa contenenti ognuna dai 3 ai 10 individui allineati, stipati tra loro, addirittura spesso posti di taglio e inoltre orientati in maniera alternata; i bambini venivano inseriti negli spazi liberi tra gli adulti.
L’altro è il cimitero all’interno dell’Abbazia di Abbadia San Salvatore al Monte Amiata (Grosseto), scavato in due campagne di scavo negli anni 2003 e 2007. Una delle fasi basso medievali, ascrivibile alla metà del XIV secolo d.C., è costituita da lunghe trincee parallele con scheletri tra loro embricati, senza interposizione di terra tra l’uno e l’altro. Anche questa giacitura denota un’esigenza di risparmiare spazio e di seppellire in fretta. Sono stati recuperati 64 individui, adulti uomini e donne, e subadulti.
In entrambi i casi l’assenza di segni di ferite perimortali farebbe escludere un eccidio, mentre le caratteristiche delle sepolture suggeriscono che la causa di morte può essere stata un’epidemia, una malattia infettiva fortemente contagiosa e a evoluzione acuta e mortale. Le epidemie rappresentano infatti da sempre un grosso problema organizzativo per la comunità, sia per la necessità di reperire gli spazi disponibili sia per ridurre al minimo il rischio di contagio. Indagini paleobatteriologiche sono in corso nel tentativo di convalidare tale ipotesi.