CINQUANTA SFUMATURE DI LAPISLAZZULI
Amore e desiderio nell’antico Egitto
Riflessi dalle sfumature lapislazzuli si sprigionano dai capelli dell’amata in una delle più celebri poesie che la civiltà egizia ci abbia tramandato. L’ignoto autore continua descrivendo l’oggetto del suo desiderio attraverso similitudini con quanto di più prezioso conoscesse. Le sue parole ci trascinano in un mondo a noi distante nel tempo e nello spazio, ma assai vicino nel modo di sperimentare ed esprimere la emozioni che soltanto l’amore e il desiderio riescono a suscitare in ogni essere umano.
Il papiro Chester Beatty I (XII secolo a.C.), da cui è tratta questa poesia, così come altre raccolte di componimenti ci svelano l’immagine letteraria dell’amore, ma non sono le uniche testimonianze che la civiltà faraonica ha lasciato al riguardo.
Dal loro esame si ottiene un quadro che, lungi dall’essere completo, è però abbastanza sfumato da rivelare il modo di porsi della civiltà egizia nei confronti della variegata gamma di atteggiamenti amorosi e usi sessuali.
I miti, così come i racconti e le raccolte di massime sapienziali conservano ampie testimonianze sulle interazioni sessuali tra individui e su come queste venivano considerate. I resoconti di alcuni processi rivelano quello che era ritenuto riprovevole fino al punto di diventare oggetto di controversie legali e punizioni. Le immagini tracciate da artisti su papiri, pezzi di calcare e cocci rivelano aspetti più giocosi che sfociano talvolta nella presa in giro più volgare e in un’allegra pornografia.
Nell’antico Egitto così come oggigiorno l’amore è ovunque e si dimostra motore primo di tutte le attività umane. La civiltà faraonica, troppo spesso considerata troppo metafisica per curarsi degli aspetti mondani della vita quotidiana, ne ha lasciato una descrizione che suscita ancora forti emozioni dalle molteplici sfumature che toccano il profondo dei nostri cuori come già dovettero farlo per quelli di donne e uomini vissuti millenni or sono.