"Quanto sarebbe quieta la vita senza l'amore ...": cronache dal Medioevo
“Il Nome della rosa” è un curioso gioco intellettuale, nel quale si mescolano gli ingredienti di un Medioevo sognato, ma anche studiato accuratamente da Umberto Eco nelle sue perlustrazioni filologiche. Dall'incontro tra l'amore di Dio e l'amore tra gli uomini, ma anche nel contatto e contrasto tra mondi antitetici - come gli ordini conventuali e il monachesimo di tradizione benedettina - si genera una sorta di reazione a catena, che fa emergere le contraddizioni più profonde e i limiti di un mondo perduto, ma anche rivissuto dall'autore. Passando alla riduzione cinematografica, la comprensione attenta delle immagini del film non può prescindere dalla conoscenza degli ingredienti culturali (iconografici e archeologici), ai quali Jean-Jacques Annaud ha attinto a piene mani.