Vino e amore. Il percorso ininterrotto di venticinque secoli della lingua greca. Da Omero a Platone, a Costantinos Cavafis, Nicos Kazantzakis e Jannis Ritsos
Secondo il pensiero mediterraneo, pelasgico, minoico, miceneo, greco ma anche secondo il pensiero religioso cristiano "il vino allieta il cuore dell'uomo". Dioniso-Bacco nell’iconografia bizantina si è convertito in Cristo-vite [sulle triremi, viti fioriscono dall’albero secco, dando grappoli profumati e olezzanti]. Nella letteratura classica greca come in quella moderna e contemporanea, nel cinema, nel teatro, in qualsiasi evento culturale pubblico o privato, abbonda l’ ebbrezza dionisiaca, che raramente eccede trasformandosi in pericolosa frenesia bacchica.
In molte opere classiche e moderne il ino viene associato allo svago, alla filosofia, al divertimento, all'insegnamento, alla diffusione della Filotes-amore, all’ingentilimento delle passioni, alla mitigazione delle rivalità, alla moderazione delle scontrosità e delle irriverenze.
Solo nelle enigmatiche "Baccanti", il dramma finale che Euripide ha scritto a Pella, nella corte del re Archelao, solo in questa criptica opera, la ‘lunatica’ Agave, ottenebrata dal Dio del vino e del piacere Dioniso-Bacco, smembra il suo stesso figlio, il re Penteo.
Dai poemi epici di Omero, ai banchetti platonici, il vino scorre in abbondanza - sotto la sorveglianza della logica il più delle volte. Sono moltissimi i poeti classici dell’ "Antologia Palatina" che considerano il vino alleato dell’ amore. Sono molti i poeti greci moderni e contemporanei che onorano il vino e l’amore non solo simbolicamente. Lambros Porfiras ( "Voci del Mare"), Georgios Drosinis ( "Uva") Costantino Cavafis ( "Andai"), Napoleon Lapathiotis ( "Nel locale otturno").
Platone immaginò di due Veneri, una nata da Urano, il cielo, detta perciò Venere urania, dea dell’amore puro. L’altra nata da Dione, detta Venere pandemia, cioè popolare, dea dell’amore volgare, protettrice dei facili costumi.
Entrambe sono desiderose del succo d'uva (talvolta sotto la forma del nettare, altre sotto la forma d’aceto).